19. mag, 2022

CARAMELLE DI PLASTICA

Appena entrati in magazzino, Adriano accende i quattro neon che, come brevi lampi, illuminano l'ambiente. Dalle piccole finestre il sole entra appena, rigato di nero dalle inferriate.
Emma in piedi, immobile al centro della stanza, osserva tutti quei marchingegni come fosse dentro una gigantesca giostra.
Adriano si mette subito al lavoro, prende un tubo di ferro e lo blocca alla filiera che lo ruota come in un tornio, emettendo un rumore stridulo e assordante. C'è odore di olio bruciato e un lieve fumo si sollevava dal filetto che sta creando. La testa china, una mano tiene il tubo e l'altra preme la leva per mandare avanti i denti della filiera.
- Papà, cosa stai facendo?
- il pezzo di una macchina.
- E a cosa serve?
- Lo devo avvitare a un altro.
- E per fare cosa?
Adriano non risponde ed Emma continua a fissare le sue grosse mani.
Dopo qualche minuto si avvicina al banco dando le spalle alla bambina, apre la morsa e vi serra il tubo.
- Papà, cosa faccio? - Emma è ancora in piedi al centro della stanza.
- Prendi quella forbice e taglia a pezzetti il cavo lì per terra.
Emma prende una scatola di lamiera, la capovolge, si siede al centro del magazzino e comincia a tagliare.
Adriano si volta a guardarla: ha la punta della lingua tra le labbra, la forbice è grande nelle sue piccole mani e i pezzetti colorati che taglia sembravano piccole caramelle gommose.
Gli sembra di sentire la voce di sua madre nell’altra stanza. Aveva sette anni. Era in un corridoio stretto e buio.
- Non muoverti - Gli aveva detto - parlo con queste persone e poi arrivo.
Lui era rimasto fermo, in piedi, con la valigia in mano.
Quando sua madre era tornata, accovacciata davanti a lui, aveva preso dalla borsetta un sacchetto di caramelle.
- Io devo andare via per un po' di tempo, tu rimani qui con loro. Vedrai, ti piacerà, hanno un figlio della tua.
Lui non aveva chiesto nulla.
- Papà, va bene come sto tagliando?
Emma ruba il suo sguardo e cerca un sorriso di approvazione. Il pavimento è rivestito di pezzetti di cavo filo rosso, giallo, blu come fossero piovuti dal cielo e colorano quella piccola parte di magazzino.
La luce del neon, fredda e incolore, si riflette sulle lamiere, sulle piastre, sui tubi e ne raggela l'aria.
- E adesso, cosa faccio? - chiede Emma.
Era la stessa domanda che aveva fatto a sua madre nel corridoio di quella casa sconosciuta.
- Vedi queste caramelle? Ce n'è una per ogni giorno in cui io starò via. Custodisci questo sacchetto sotto il tuo materasso, mangiane una ogni sera prima di addormentarti e, quando avrai preso l’ultima, io sarò tornata.
Lui, con la testa china, aveva appoggiato a terra la valigia e preso il sacchetto di stoffa con entrambe le mani. Era gonfio, stretto da uno spago e quando lo aveva aperto vi aveva visto piccole caramelle colorate.
Adriano prende il trapano e buca un'armatura in ferro facendo piovere tanti riccioli brillanti e taglienti. Ha lo sguardo fermo sulla punta, senza rendersene conto la lingua si serra tra le labbra.
Lo aveva nascosto sotto il materasso. Ogni sera prima di addormentarsi apriva lo spago grigio e prendeva una caramella. La succhiava fino in fondo, stando attento a non morderla.
Erano trascorsi dieci giorni, forse quindici, non ricordava, non contava le caramelle che mangiava, ma solo quelle che gli rimanevano.
Una sera aveva allungato la mano sotto il materasso e sentito il sacchetto vuoto.
Emma ha smesso di tagliare ed è ferma in piedi vicino a lui: - E adesso? Cosa faccio, papà?
Senza voltarsi le risponde: - Prendi la scopa e sistema.
Sente Emma gironzolare per il magazzino che inizia a darsi da fare.
Adriano riaccende il trapano e continua a forare il telaio. Ha solo il rumore elettrico vicino alle orecchie, dà le spalle a tutto, quando sente tirare la maglia.
- Ecco, papà! Le ho messe qui dentro.
Con un rapido sguardo vede Emma tendere le braccia verso di lui sollevando il sacchetto gonfio. Quella sera, invece, sotto il materasso il suo era completamente vuoto.
Seduto, con la stoffa vuota appoggiata sopra le gambe, piangeva in silenzio.
Adriano spegne il trapano, lo appoggia sul tavolo, si volta verso Emma e la osserva, ancora davanti a lui, sorridente e soddisfatta del lavoro fatto, che gli porge il sacchetto pieno.